Artisti arognesi

Per la sua posizione geografica, Arogno viene a trovarsi nel cuore di quella regione alpina dei laghi che diede forte impulso all'arte attraverso l'attività dei Magistri Comacini. Davvero numerosi furono, anche nella zona del Ceresio, gli architetti, gli scultori, i pittori, i lapicidi ed i semplici artigiani che, con la loro opera, abbellirono le città di tutta Europa.

Se il villaggio di Bissone ha dato i natali al grande Francesco Borromini, Arogno annovera fra i suoi artisti Adamo da Arogno, che dal 1212 in poi costruì il Duomo di Trento, con l'aiuto di figli e nipoti, nonché di maestranze della regione. Del medesimo periodo storico sono Guido Bigarelli, architetto e scultore attivo a Pisa, Lucca e Pistoia, considerato come il maggiore rappresentante della famiglia dei magistri Guidi e Giroldo da Arogno.

Baldassare Maggi (1550 ca.-1619) fu invece attivo come architetto in Boemia, dove ha lasciato opere considerate fra le costruzioni più preziose del XVI secolo in Europa centrale. Tale è il parere della studiosa d'arte Jarmila Krcalova riguardo al complesso del castello di Telc, alla Villa Kratochvíle, alle arcate del castello di Jindrichuv Hradec e alla torre Hradec a Krumlov.

Carlo Andrea Maini fu ottimo architetto, attivo particolarmente in Germania nella prima metà del Settecento, così come l'architetto Andrea Spezza, progettista del Palazzo Wallenstein a Praga e del castello di Oldenburg (1607-1615), opera che ebbe notevole influenza sull'arte dei paesi nordici, nel Seicento. Quello degli Spezza è, al riguardo, un tipico esempio di tradizione artistica di stampo familiare; ritroviamo infatti gli Spezza attivi per ben due secoli in Boemia ed Austria, producendo numerose opere di valore, in qualità di capomastri e scultori. Stabilitisi a Linz, dopo aver mutato il loro cognome in Spaz, cessano i rapporti con il loro luogo di origine verso la fine del XVII secolo.

Ricordiamo poi la pregevole opera dello stuccatore Giovanni Bartolomeo Cometta (1620-1687), attivo in Germania e particolarmente in Boemia; possiamo citare, come esempio, i suoi preziosi stucchi a Palazzo Morzin e Palazzo Slavata di Praga, nel convento di Nova Bystrice e nel santuario di Svata Hora di Pribram.
In epoca barocca emerge il talento di Giambattista Artaria (1660-1730), architetto e stuccatore, che costruì la cattedrale di Fulda in Germania; il figlio Giuseppe (1697-1769), architetto e stuccatore, operò in Olanda, Germania, ma particolarmente in Gran Bretagna: suoi lavori sono a Londra ( S. Peter e St. Martin-in-the-Fields), nonché a Cambrige ed Oxford. Dalla stessa famiglia proviene Giovanni Battista Artaria-Colomba (1796-1874), pittore e stuccatore attivo nel palazzo Imperiale a Mosca.

La famiglia Colomba, composta da pittori, stuccatori ed architetti, è un altro caso emblematico di continuità professionale, in ambito artistico, di una famiglia arognese attiva per circa due secoli nei maggiori centri europei. Anche ad Arogno, le decorazioni della parrocchiale di Santo Stefano sono frutto dell'opera dei pittori Giovanni Battista Colomba (1638?-1693), Luca Antonio Colomba(1674-1737), Giovanni Battista Innocenzo Colomba (1717-1801), nonché dello stuccatore Giovanni Antonio Colomba (1585-1650).

Segnaliamo in proposito l'ottimo libro di Lucia Pedrini Stanga, I Colomba di Arogno,Fidia Edizioni D'Arte, Lugano, 1994, dove l'accurata indagine storica ed iconografica permette all'autrice di situare una notevole vicenda artistica in un preciso mercato di lavoro legato all'emigrazione delle maestranze d'arte lombarde e ticinesi in epoca barocca. Particolarmente apprezzabile, al riguardo, è l'idea di fondo del libro, che propone la famiglia Colomba come esempio eclatante di quel movimento artistico migratorio che tanta parte ha avuto nell'evoluzione economica e culturale dell'Europa, sfatando così il pregiudizio che vuole l'arco alpino come regione soggetta ad immobilismo ed isolamento.

Il programma occupazionale Magistri Ticinesi ha finora raccolto 625 riferimenti ad opere di 124 magistri arognesi attivi in tutta Europa dal 1200 ca. agli inizi del 1900.





© Zarina Armari e Renato Quadroni pegasus.lit@bluewin.ch

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